domenica 23 marzo 2014

La principessa sposa



Non so voi, ma io di solito evito di leggere le prefazioni dei romanzi.
Lo so, una prefazione in quanto tale si dovrebbe leggere e si dovrebbe farlo all’inizio; ma mi appello alle regole della lettura, quelle di “Come un romanzo” di Daniel Pennac, che al secondo punto concede al lettore il diritto di saltare le pagine.
Questa regola molto spesso mi ha salvato. Sì, perché a volte le prefazioni annunciano, senza troppo garbo, ciò che succederà nel romanzo, togliendo quindi al lettore qualsiasi possibilità di lasciarsi sorprendere dagli avvenimenti.
Quando ero ancora una giovane e inesperta lettrice, una prefazione mi trasse in inganno. Mi spiattellò senza tanti complimenti la fine di “Madame Bovary”. Se avete letto il romanzo di Flaubert, potrete ben immaginare con quale stato d’animo io abbia iniziato a leggere il libro, conoscendone già il finale. Se non l’avete letto, cercherò di non essere io stessa la perfida persona che ve lo rivelerà; leggetelo voi da soli, che è sempre meglio.
In realtà questo post non parla di Madame Bovary, sto finendo fuori argomento!
Dicevo che di solito evito di leggere la prefazione, per paura che possa rovinarmi la lettura. Ma in questo caso, tutto è andato al contrario.
Una delle mie manie (le altre potete leggerle qui) è quella di guardare un film solo ed esclusivamente dopo aver letto il libro corrispondente (nel caso esista, ovviamente).
Ma in questo caso il film, uscito nel 1987, divenne parte della mia infanzia. Era uno dei miei preferiti e il fatto che ogni Natale (pressappoco) passasse in Tv non rendeva certo facili le cose.
Ditelo voi ad una bambina innamorata dei classici Disney e delle principesse che non può guardare quel film con Bottondoro e Westley perché prima deve leggerne il libro! 


 Un giorno, pochi mesi fa, mi imbattei in un bel romanzo con una copertina rossa e un titolo che aveva fatto scattare un allarme nella mia testa: “La principessa sposa” di William Goldman, edito dalla Marcos y Marcos. Sul momento non ci feci caso e quando lessi la trama decisi che quel libro sarebbe diventato mio a tutti i costi.
Come sempre però, la pila di libri di un lettore si ingrossa senza affinarsi mai. Quindi dopo averlo acquistato, lasciai da parte il libro per concedermi ad altri che aspettavano da più tempo.
Poco tempo fa, ho preso quel libro in mano e ho iniziato a leggerlo dalla prefazione. È vero, mi ero ripromessa di non farlo mai più, ma chissà per quale strano motivo questa volta sentivo che era giusto non saltare nemmeno una pagina.
Che scelta fortunata! Mi sono letteralmente innamorata della prefazione, tanto che presto comprerò qualcosa del suo autore. Cristiano Cavina scrive in tre pagine esattamente quello che ogni lettore prova quando legge. Vi cito solo una frase:

E leggere, è un genere d’amore inossidabile, dura per sempre.
 
Come non amare una frase del genere? Con una premessa così, non potevo che mettermi comoda per assaporare ogni pagina.
La storia è questa: uno sceneggiatore vuole a tutti i costi regalare al figlio il libro che suo padre gli aveva letto da piccolo, quando era costretto a letto dalla polmonite. Un libro che avrebbe cambiato la sua vita e gli avrebbe aperto un mondo che non credeva possibile.
Dopo molte fatiche, lo sceneggiatore riesce a trovare il libro ma si accorge che in realtà non è così come lo ricordava, pieno di azione, avventure, amore e tranelli. Allora capisce che il padre aveva ricreato per lui la storia e allo stesso modo lui decide di riscrivere la storia per noi.
Così scopriamo che si sono un garzone di nome Westley e una ragazza bellissima, Buttercup (la Bottondoro del film), che sono innamorati; un principe che vuole sposare la ragazza bellissima, il trio di rapitori di Buttercup: il siciliano Vizzini, la mente del gruppo, lo spagnolo Inigo Montoya, lo spadaccino più veloce e abile del mondo, il turco Fezzik, gigante e lottatore imbattibile. Questi personaggi si incontrano e si mischiano, dando vita ad una serie di avventure che trovano il culmine proprio alla fine.
Gli interventi di Goldman sono piccole perle che non guastano affatto la lettura, anzi, contribuiscono ad accrescere il desiderio di sapere ciò che accadrà dopo. È un romanzo che strappa sorrisi e si fa leggere tutto d’un fiato.
Io lo consiglio assolutamente. Nella quarta di copertina c’è una specie di bollino con scritto “Per tutti”. Ed è proprio così, “La principessa sposa” è un libro che va bene per tutte le età: per i piccoli, perché alla fin fine si tratta di una fiaba, per i giovani, perché ci sono azione, amore e avventura; e anche per gli adulti, perché un libro così merita comunque di avere una chance. 

Purtroppo per me c’è una sola, piccola pecca: è stato inevitabile pensare ai personaggi con le stesse fattezze degli attori del film. Di solito mi piace immaginare tutto in perfetta autonomia, ma anni e anni di visione del film mi avevano ormai assuefatto.
C’è da dire anche che, nonostante i film mi lascino sempre delusa, questa volta non è stato così. Certo, probabilmente il fatto che William Goldman sia anche lo sceneggiatore de “La storia fantastica” è un gran vantaggio.
Insomma, non so se si è capito, ma questo libro mi ha lasciato davvero delle sensazioni positive.
Concludo con una frase (ma sì, oggi sono in vena di citazioni) direttamente dal film. Peter Falk, si rivolge al nipote (è un po’ diverso dal romanzo, ma mi pare che sia stata un'ottima trovata) e gli dice: “Leggi e vedrai”.
E questo è anche il consiglio che do a voi: leggete e vedrete!


Voi leggete le prefazioni? E quando si tratta di film tratti dai libri come procedete? Che ne pensate di William Goldman e della principessa sposa?

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