Non so voi, ma io di solito evito
di leggere le prefazioni dei romanzi.
Lo so, una prefazione in quanto
tale si dovrebbe leggere e si dovrebbe farlo all’inizio; ma mi appello alle
regole della lettura, quelle di “Come un romanzo” di Daniel Pennac, che al
secondo punto concede al lettore il diritto di saltare le pagine.
Questa regola molto spesso mi ha
salvato. Sì, perché a volte le prefazioni annunciano, senza troppo garbo, ciò
che succederà nel romanzo, togliendo quindi al lettore qualsiasi possibilità di
lasciarsi sorprendere dagli avvenimenti.
Quando ero ancora una giovane e
inesperta lettrice, una prefazione mi trasse in inganno. Mi spiattellò senza
tanti complimenti la fine di “Madame Bovary”. Se avete letto il romanzo di
Flaubert, potrete ben immaginare con quale stato d’animo io abbia iniziato a
leggere il libro, conoscendone già il finale. Se non l’avete letto, cercherò di
non essere io stessa la perfida persona che ve lo rivelerà; leggetelo voi da
soli, che è sempre meglio.
In realtà questo post non parla
di Madame Bovary, sto finendo fuori argomento!
Dicevo che di solito evito di
leggere la prefazione, per paura che possa rovinarmi la lettura. Ma in questo
caso, tutto è andato al contrario.
Una delle mie manie (le altre
potete leggerle qui) è quella di guardare un film solo ed esclusivamente dopo
aver letto il libro corrispondente (nel caso esista, ovviamente).
Ma in questo caso il film, uscito
nel 1987, divenne parte della mia infanzia. Era uno dei miei preferiti e il
fatto che ogni Natale (pressappoco) passasse in Tv non rendeva certo facili le
cose.
Ditelo voi ad una bambina innamorata
dei classici Disney e delle principesse che non può guardare quel film con Bottondoro
e Westley perché prima deve leggerne il libro!
Un giorno, pochi mesi fa, mi
imbattei in un bel romanzo con una copertina rossa e un titolo che aveva fatto
scattare un allarme nella mia testa: “La principessa sposa” di William Goldman,
edito dalla Marcos y Marcos. Sul momento non ci feci caso e quando lessi la
trama decisi che quel libro sarebbe diventato mio a tutti i costi.
Come sempre però, la pila di libri
di un lettore si ingrossa senza affinarsi mai. Quindi dopo averlo acquistato,
lasciai da parte il libro per concedermi ad altri che aspettavano da più tempo.
Poco tempo fa, ho preso quel
libro in mano e ho iniziato a leggerlo dalla prefazione. È vero, mi ero
ripromessa di non farlo mai più, ma chissà per quale strano motivo questa volta
sentivo che era giusto non saltare nemmeno una pagina.
Che scelta fortunata! Mi sono
letteralmente innamorata della prefazione, tanto che presto comprerò qualcosa
del suo autore. Cristiano Cavina scrive in tre pagine esattamente quello che
ogni lettore prova quando legge. Vi cito solo una frase:
“E leggere, è un
genere d’amore inossidabile, dura per sempre.”
Come non amare una frase del
genere? Con una premessa così, non potevo che mettermi comoda per assaporare ogni
pagina.
La storia è questa: uno sceneggiatore vuole a tutti i costi regalare al figlio il libro che suo padre gli aveva letto da piccolo, quando era costretto a letto dalla polmonite. Un libro che avrebbe cambiato la sua vita e gli avrebbe aperto un mondo che non credeva possibile.
La storia è questa: uno sceneggiatore vuole a tutti i costi regalare al figlio il libro che suo padre gli aveva letto da piccolo, quando era costretto a letto dalla polmonite. Un libro che avrebbe cambiato la sua vita e gli avrebbe aperto un mondo che non credeva possibile.
Dopo molte fatiche, lo
sceneggiatore riesce a trovare il libro ma si accorge che in realtà non è così
come lo ricordava, pieno di azione, avventure, amore e tranelli. Allora capisce
che il padre aveva ricreato per lui la storia e allo stesso modo lui decide di
riscrivere la storia per noi.
Così scopriamo che si sono un
garzone di nome Westley e una ragazza bellissima, Buttercup (la Bottondoro del
film), che sono innamorati; un principe che vuole sposare la ragazza
bellissima, il trio di rapitori di Buttercup: il siciliano Vizzini, la mente
del gruppo, lo spagnolo Inigo Montoya, lo spadaccino più veloce e abile del
mondo, il turco Fezzik, gigante e lottatore imbattibile. Questi personaggi si
incontrano e si mischiano, dando vita ad una serie di avventure che trovano il
culmine proprio alla fine.
Gli interventi di Goldman sono
piccole perle che non guastano affatto la lettura, anzi, contribuiscono ad
accrescere il desiderio di sapere ciò che accadrà dopo. È un romanzo che strappa
sorrisi e si fa leggere tutto d’un fiato.
Io lo consiglio assolutamente. Nella
quarta di copertina c’è una specie di bollino con scritto “Per tutti”. Ed è
proprio così, “La principessa sposa” è un libro che va bene per tutte le età: per
i piccoli, perché alla fin fine si tratta di una fiaba, per i giovani, perché ci
sono azione, amore e avventura; e anche per gli adulti, perché un libro così
merita comunque di avere una chance.
Purtroppo per me c’è una sola,
piccola pecca: è stato inevitabile pensare ai personaggi con le stesse fattezze
degli attori del film. Di solito mi piace immaginare tutto in perfetta
autonomia, ma anni e anni di visione del film mi avevano ormai assuefatto.
C’è da dire anche che, nonostante
i film mi lascino sempre delusa, questa volta non è stato così. Certo,
probabilmente il fatto che William Goldman sia anche lo sceneggiatore de “La
storia fantastica” è un gran vantaggio.
Insomma, non so se si è capito,
ma questo libro mi ha lasciato davvero delle sensazioni positive.
Concludo con una frase (ma sì,
oggi sono in vena di citazioni) direttamente dal film. Peter Falk, si rivolge al nipote (è un po’ diverso dal romanzo, ma mi pare
che sia stata un'ottima trovata) e gli dice: “Leggi e vedrai”.
E questo è anche il consiglio che
do a voi: leggete e vedrete!
Voi leggete le prefazioni? E
quando si tratta di film tratti dai libri come procedete? Che ne pensate di
William Goldman e della principessa sposa?
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