Mi domando una cosa: ma esiste
davvero la libertà di opinione nel nostro Paese?
Qualche mese fa mi è successa una
cosa particolare che mi ha fatto riflettere su questo tema che, mi rendo conto,
è piuttosto delicato.
Il caso che vi descriverò non è certamente estremo, anzi.
Però mi ha fatto pensare di rimando a quanto sopra citato.
Se noi, attraverso i nostri blog,
non avessimo la possibilità di esprimere un nostro giudizio, allora non avremmo
nemmeno ragione di esistere, no?
Ho scritto una recensione molto
negativa per un libro che secondo i miei parametri era privo di carattere. Naturalmente
non farò alcun nome, perché rispetto la privacy altrui e perché spero che
abbiate voi stessi modo di evitare accuratamente quel libro anche senza
conoscerne il titolo.
I personaggi di questo libro,
sempre secondo me, non hanno la benché minima personalità. Sono tutti impegnati
al massimo a pensare solamente a sé stessi, in particolar modo il personaggio
principale. E, come se non bastasse, hanno tutti (proprio tutti) un chiodo
fisso in testa: il sesso.
Ora, non mi scandalizza certo una
cosa del genere, ma parlare di sesso nel momento in cui tentano di ucciderti
(sempre secondo il romanzo) mi sembra una cosa a dir poco priva di fondamento.
Credo che in quel momento il cervello sia in cerca di una soluzione che sia
repentina e soprattutto efficace. Prima ti salvi la vita, poi eventualmente fai
tutto il sesso che vuoi, anche con il tuo assalitore, se proprio devi.
I personaggi poi sono tutti
strafighi, belli, atletici, forti, muscolosi e via dicendo. E si sa, nella
realtà siamo tutti perfetti e bellissimi, no?!
I romanzi descrivono sì mondi
fantastici dove è l’autore a decidere le caratteristiche fisiche e morali dei
propri protagonisti, ma un romanzo si basa anche sulla realtà, almeno nelle
cose basilari. Se si parla di uomini bisogna descrivere un certo numero di
personaggi che siano quantomeno “normali”. Personalmente credo che questo
contribuisca a rendere la storia più accettabile. Non tutti siamo sicuri del
nostro aspetto fisico quindi leggere di persone bellissime (che si reputano
bellissime e non fanno altro che rimarcarlo) lascia un senso di straniamento.
Sai che stai leggendo un romanzo, stai leggendo finzione; ma penso che un buon
libro si riconosca dal fatto che quando smetti di leggere non ti rendi conto
che in realtà tu sei a casa tua o sul treno e non in quel mondo dal quale hai
appena distolto gli occhi e la mente.
La mia recensione è forse stata
un tantino impetuosa (leggi: molto), ma credo fermamente nella libertà di
opinione e di pensiero, così come nella libertà di stampa. Se non ci fossero,
saremmo in una dittatura e di certo non staremmo qui a parlarne.
In seguito alla mia recensione,
l’autore ha ritenuto opportuno contattarmi e scrivermi, molto ironicamente, che
apprezzava il mio commento e che l’avrebbe reso pubblico. Il suo messaggio poi
proseguiva ancora per qualche riga, nelle quali si capiva che voleva che
cambiassi opinione sul libro e che di conseguenza cambiassi la mia recensione.
Se avesse giocato meglio le sue
carte, ora non starei qui a parlare di quanto successo, anzi se fosse stato un
po’ più abile avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa.
Avrebbe potuto inviarmi il suo
secondo romanzo (ebbene sì, ha scritto altri libri) per farmi ricredere o
semplicemente per darmi uno smacco (del tipo “mi fai pena, ti regalo il mio
secondo libro”); avrebbe potuto evitare il sarcasmo e dare adito ad una
conversazione costruttiva per lui e per me; avrebbe potuto fare molte altre
cose e avrei parlato di lui in termini molto più lusinghieri.
Capisco perfettamente che essere
autori emergenti, oggi, non sia facile. La concorrenza contro la quale lottare
è veramente spietata, ma questo non vuol dire che l’autore possa decidere
arbitrariamente ciò che gli altri pensano di lui.
Non siamo dei robot, non abbiamo
tutti le stesse idee. Per fortuna, aggiungerei.
È veramente terribile non
lasciare agli altri la libertà di esprimere i propri pensieri, per quanto questi
possano essere totalmente diversi dai nostri. È stato proprio questo a
dispiacermi, più del tono utilizzato nei miei confronti.
Probabilmente avremmo potuto
discutere sul modo in cui ho espresso la mia recensione e sui nostri punti di
vista; però ho avuto l’impressione che per l’autore fossero valevoli e giusti
solo i commenti positivi.
Forse nessuno gli ha detto che
sono proprio i pareri negativi a spronarci a crescere e a migliorare.
È naturale che si sia sentito
offeso e capisco anche che il lavoro di ogni persona abbia il diritto di essere
rispettato e forse in questo io ho sbagliato.
Probabilmente avrei reagito male
anche io. Ma alla fine, perché prendersela tanto per un mio commento? Quando
una persona è sicura di sé e del proprio lavoro non ha bisogno di ottenere
consensi dagli altri, almeno per me è così.
Ci tengo molto a precisare una
cosa: nel testo ho usato molto spesso le parole “secondo me”, “a mio avviso”
eccetera. Questo perché voglio rimarcare che sono solo i miei pensieri e basta.
Non sono decisivi per nessuno, a volte non lo sono nemmeno per me! Sono un
essere pensante, ho un’opinione e la dico o la scrivo come e quando mi va.
Chiunque è libero di leggerla, di ascoltarla e di ribattere.
Non critico questo all’autore,
anzi, sono stata contenta che mi abbia contattato.
Sono una persona che non si
espone mai, evito sempre di creare pretesti per litigare, ma a volte esprimere
la mia opinione in maniera spassionata è l’unica valvola di sfogo.
D’altra parte, comprendo anche
che, in un mondo dominato dai social network, qualsiasi cosa si dica
pubblicamente è passibile dei commenti più disparati, dai più favorevoli fino
quelli più offensivi.
Questa volta è andata così, di
sicuro la prossima volta starò più attenta, anche se nessuno potrà mai dirmi
cosa pensare.
La lettura serve anche a questo:
a pensare con la propria testa.
Voi cosa ne pensate? Vi è mai
capitato di avere l’impressione di non potervi esprimere liberamente?
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