venerdì 14 marzo 2014

Io esprimo il mio giudizio. E tu?



Mi domando una cosa: ma esiste davvero la libertà di opinione nel nostro Paese?
Qualche mese fa mi è successa una cosa particolare che mi ha fatto riflettere su questo tema che, mi rendo conto, è piuttosto delicato. 
Il caso che vi descriverò non è certamente estremo, anzi. Però mi ha fatto pensare di rimando a quanto sopra citato.
Se noi, attraverso i nostri blog, non avessimo la possibilità di esprimere un nostro giudizio, allora non avremmo nemmeno ragione di esistere, no?
Ho scritto una recensione molto negativa per un libro che secondo i miei parametri era privo di carattere. Naturalmente non farò alcun nome, perché rispetto la privacy altrui e perché spero che abbiate voi stessi modo di evitare accuratamente quel libro anche senza conoscerne il titolo.
I personaggi di questo libro, sempre secondo me, non hanno la benché minima personalità. Sono tutti impegnati al massimo a pensare solamente a sé stessi, in particolar modo il personaggio principale. E, come se non bastasse, hanno tutti (proprio tutti) un chiodo fisso in testa: il sesso.
Ora, non mi scandalizza certo una cosa del genere, ma parlare di sesso nel momento in cui tentano di ucciderti (sempre secondo il romanzo) mi sembra una cosa a dir poco priva di fondamento. Credo che in quel momento il cervello sia in cerca di una soluzione che sia repentina e soprattutto efficace. Prima ti salvi la vita, poi eventualmente fai tutto il sesso che vuoi, anche con il tuo assalitore, se proprio devi.
I personaggi poi sono tutti strafighi, belli, atletici, forti, muscolosi e via dicendo. E si sa, nella realtà siamo tutti perfetti e bellissimi, no?!
I romanzi descrivono sì mondi fantastici dove è l’autore a decidere le caratteristiche fisiche e morali dei propri protagonisti, ma un romanzo si basa anche sulla realtà, almeno nelle cose basilari. Se si parla di uomini bisogna descrivere un certo numero di personaggi che siano quantomeno “normali”. Personalmente credo che questo contribuisca a rendere la storia più accettabile. Non tutti siamo sicuri del nostro aspetto fisico quindi leggere di persone bellissime (che si reputano bellissime e non fanno altro che rimarcarlo) lascia un senso di straniamento. Sai che stai leggendo un romanzo, stai leggendo finzione; ma penso che un buon libro si riconosca dal fatto che quando smetti di leggere non ti rendi conto che in realtà tu sei a casa tua o sul treno e non in quel mondo dal quale hai appena distolto gli occhi e la mente.
La mia recensione è forse stata un tantino impetuosa (leggi: molto), ma credo fermamente nella libertà di opinione e di pensiero, così come nella libertà di stampa. Se non ci fossero, saremmo in una dittatura e di certo non staremmo qui a parlarne.
In seguito alla mia recensione, l’autore ha ritenuto opportuno contattarmi e scrivermi, molto ironicamente, che apprezzava il mio commento e che l’avrebbe reso pubblico. Il suo messaggio poi proseguiva ancora per qualche riga, nelle quali si capiva che voleva che cambiassi opinione sul libro e che di conseguenza cambiassi la mia recensione.
Se avesse giocato meglio le sue carte, ora non starei qui a parlare di quanto successo, anzi se fosse stato un po’ più abile avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa.
Avrebbe potuto inviarmi il suo secondo romanzo (ebbene sì, ha scritto altri libri) per farmi ricredere o semplicemente per darmi uno smacco (del tipo “mi fai pena, ti regalo il mio secondo libro”); avrebbe potuto evitare il sarcasmo e dare adito ad una conversazione costruttiva per lui e per me; avrebbe potuto fare molte altre cose e avrei parlato di lui in termini molto più lusinghieri.
Capisco perfettamente che essere autori emergenti, oggi, non sia facile. La concorrenza contro la quale lottare è veramente spietata, ma questo non vuol dire che l’autore possa decidere arbitrariamente ciò che gli altri pensano di lui.
Non siamo dei robot, non abbiamo tutti le stesse idee. Per fortuna, aggiungerei.
È veramente terribile non lasciare agli altri la libertà di esprimere i propri pensieri, per quanto questi possano essere totalmente diversi dai nostri. È stato proprio questo a dispiacermi, più del tono utilizzato nei miei confronti.
Probabilmente avremmo potuto discutere sul modo in cui ho espresso la mia recensione e sui nostri punti di vista; però ho avuto l’impressione che per l’autore fossero valevoli e giusti solo i commenti positivi.

Forse nessuno gli ha detto che sono proprio i pareri negativi a spronarci a crescere e a migliorare.
È naturale che si sia sentito offeso e capisco anche che il lavoro di ogni persona abbia il diritto di essere rispettato e forse in questo io ho sbagliato.
Probabilmente avrei reagito male anche io. Ma alla fine, perché prendersela tanto per un mio commento? Quando una persona è sicura di sé e del proprio lavoro non ha bisogno di ottenere consensi dagli altri, almeno per me è così.
Ci tengo molto a precisare una cosa: nel testo ho usato molto spesso le parole “secondo me”, “a mio avviso” eccetera. Questo perché voglio rimarcare che sono solo i miei pensieri e basta. Non sono decisivi per nessuno, a volte non lo sono nemmeno per me! Sono un essere pensante, ho un’opinione e la dico o la scrivo come e quando mi va. Chiunque è libero di leggerla, di ascoltarla e di ribattere.
Non critico questo all’autore, anzi, sono stata contenta che mi abbia contattato.
Sono una persona che non si espone mai, evito sempre di creare pretesti per litigare, ma a volte esprimere la mia opinione in maniera spassionata è l’unica valvola di sfogo.
D’altra parte, comprendo anche che, in un mondo dominato dai social network, qualsiasi cosa si dica pubblicamente è passibile dei commenti più disparati, dai più favorevoli fino quelli più offensivi.
Questa volta è andata così, di sicuro la prossima volta starò più attenta, anche se nessuno potrà mai dirmi cosa pensare.
La lettura serve anche a questo: a pensare con la propria testa.

Voi cosa ne pensate? Vi è mai capitato di avere l’impressione di non potervi esprimere liberamente?

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