Vi è mai capitato di incappare in un periodo in cui
non si ha la minima voglia di leggere?
Solitamente sono giorni nei quali si osservano tutti i
libri che si hanno da parte (e sono sempre tanti), li si soppesa, li si apre,
si legge l’incipit, la quarta di copertina, perfino la biografia dell’autore e
tutto per cercare quella scintilla che accenda il nostro interesse. Alcune
volte capita che un libro ci rapisca e quindi questo periodo “buio” finisce
così com’è iniziato: in un attimo. Altre volte invece devono passare giorni,
forse addirittura settimane, prima di uscire dallo stato catatonico causato
dalla non-lettura.
Ho vissuto il mio periodo buio proprio poco tempo fa.
Forse questo succede in particolari momenti dell’anno o in concomitanza con
determinati stati d’animo.
In ogni caso, come si usa dire, dopo la tempesta torna
sempre il sereno e devo dire che fortunatamente è stato così anche per me.
Tutto è successo quando ho preso in mano un libro di Isabel
Allende, “Il quaderno di Maya”. Non volevo leggerlo, a dire il
vero.
Sono una fan della scrittrice cilena, ho letto tutti i
suoi libri, ma le ultime pubblicazioni mi erano sembrate davvero lontane dai
vertici toccati con alcuni romanzi che ritengo suoi capolavori (primi fra
tutti: “La casa degli spiriti” e “Paula”).
Devo ammettere che “Il quaderno di Maya” mi ha fatto
ricredere.
Di Isabel Allende amo il modo di scrivere e la sua
cieca convinzione nell’esistenza della magia. È vero, il Sud America è per
eccellenza il Paese del surrealismo magico, quel filone letterario (per
citare un altro nome, anche Gabriel Garcia Marquez fa parte di questa schiera)
per cui nonostante si descriva accuratamente la realtà, alla fine esiste sempre
un importante elemento magico o paranormale che è tranquillamente accettato dai
personaggi del libro.
Ecco, a me piace la possibilità di credere che
qualcosa di magico possa sempre accadere, mi ispira fiducia pensare a un mondo
come il nostro, dove può capitare di imbattersi in qualcosa che non è
spiegabile.
Al di là della mia mera speranza in un mondo magico
(sono fan sfegatata di Harry Potter, forse è anche questo il motivo per cui non
posso fare a meno di credere nella magia), il romanzo della Allende racconta
una storia con i piedi per terra.
Maya è un’adolescente che cresce con i nonni (da lei
adorati), lasciandosi poi andare in un turbine di alcol e droga. Per
risollevare la sua situazione, Nini, la nonna, decide che per Maya è giunto il
momento di allontanarsi dalla vita di eccessi. La spedisce quindi nella piccola
isola di Chiloé, presso un suo amico. Da quel momento Maya scriverà una sorta
di diario (il quaderno del titolo, appunto) ripercorrendo così le tappe della
sua storia.
È un romanzo a tratti esilarante, a tratti commovente.
Un po’ crudo in alcuni punti, ma assolutamente reale.
Credo fermamente che la Allende abbia fatto centro e
questo non può che rendermi felice. In effetti non sono mai stata così contenta
di essermi sbagliata!
Anche a voi è capitato di avere un periodo buio? Quale
libro vi ha aiutato a superarlo? E di Isabel Allende che ne pensate?
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