Non parlerò di nuovo delle balle di fieno che rotolano,
sappiate solo che io le ho viste (oppure sono cumuli di polvere?).
Se le avete viste anche voi, non fateci caso e cercate più a
fondo. Qua sotto potrete trovare una novità; mi sono data al giornalismo! D’accordo,
non ci credo nemmeno io, ma l’intervista in stile giornalistico esiste sul
serio. Non sono brava a fare le domande, anzi, proprio questa incapacità è
stata spesso oggetto di discussione nella mia vita reale; però questa volta ci
ho voluto provare. Ditemi che ne pensate.
La brava e gentile Barbara Nalin, autrice di “Nella tela del
tempo”, e-book disponibile su Bookrepublic e in tutte le librerie online, si è
dimostrata subito disponibile a rispondere alle mie strampalate domande. Devo dire
che ha sciolto ogni mio dubbio e ha colmato le mie curiosità.
Mettetevi comodi!
Non sappiamo nulla di te e come si sa, i lettori sono proprio dei gran
curiosoni. Ci piace essere informati delle persone a cui affidiamo il nostro
tempo libero, quindi: conosciamoci un po’.
Mi chiamo Barbara e ho 43 anni anche se me ne sento 30! Ho
una laurea in Lingue e Letterature Straniere e nella vita avrei voluto
diventare traduttrice di libri. Purtroppo la vita mi ha portata su altri
binari... Sono mamma di due ragazzini di 12 e 11 anni Francesco e Alessandro e
da quando è nato il mio primo figlio, ho smesso di lavorare: ero responsabile
di un ufficio estero che produceva lastre per la stampa offset. Da allora,
faccio lavori saltuari di traduzione e scrivo.
“Nella tela del tempo” è il tuo primo romanzo? Avevi mai scritto
qualcosa prima?
No, non è il mio primo romanzo. Il primo è stato “Il colore
nella casa” che ho scritto con mio marito che di professione fa l’architetto,
nel 2000. Quel libro è nato un po’ per gioco, io a quel tempo lavoravo il
sabato in un’erboristeria e il proprietario (che aveva anche una piccola casa
editrice di libri new age) ci disse di scrivere un libro sul colore
nell’arredamento e così ci siamo cimentati in quell’impresa. Allora, non
pensavo ancora che avrei voluto che la scrittura diventasse parte integrante della
mia vita, a dire la verità sapevo gran poco di quello che volevo. Il secondo
libro è nato parecchi anni dopo ed esattamente nel 2007, una fantasy per
adolescenti dal titolo “I Guerrieri dell’Arcobaleno e la Profezia di
Vallecolore” pubblicato sempre con la casa editrice del libro precedente. Ho
amato questo romanzo e lo amo ancora soprattutto per il lavoro di promozione
che ho fatto per circa un anno e mezzo. Mi è piaciuto molto andare per le
scuole della mia città a presentarlo e ricordo ancora che una volta dissi a una
classe di seconda media: “Vi ringrazio per aver letto il mio libro” e una
ragazzina mi rispose: “Grazie a te per averlo scritto”. È stata un’emozione
bellissima.
Come e quando è nata l’idea di scrivere un libro?
L’idea di “Nella tela del tempo” è nata un pomeriggio del
2009, grazie a Tiziana, life coach e coach manageriale che mi presenta un
progetto per scrivere un nuovo romanzo sull’aspetto valoriale.
Il romanzo è uscito sulla piattaforma di Narcissus in formato digitale
ed è ora venduto in tutte le librerie online. Com’è stato il lavoro di pubblicazione
dell’e-book? Cosa ne pensi del self-publishing, spesso contrastato da molti
critici e recensori?
Il lavoro di pubblicazione dell’e-book non è stato poi così
difficile come pensavo all’inizio. Narcissus ti mette a disposizione tutti i
mezzi per convertire il tuo formato word in epub. È stato anche divertente
creare i diversi capitoli e incollarli per la versione dell’e-book. Penso che
il self-publishing sia un’ottima occasione per gli autori esordienti, ti
permette di metterti in gioco e fa in modo che siano i lettori i veri giudici.
Qualcuno potrebbe obiettare che se uno scritto vale, le case editrici se ne
accorgono, ma sapete quanti libri osannati dalla critica e dalle case editrici
ho letto e che mi hanno profondamente delusa? Tantissimi!
Cosa ne pensi dell’editoria contemporanea? Gli autori emergenti,
secondo te, trovano giusto spazio o sono spesso osteggiati?
Non penso molto bene dell’editoria contemporanea, trovo che
ci siano molti libri validi, ma anche molti non validi. Soprattutto penso
che gli autori italiani siano spesso penalizzati perché gli editori italiani
preferiscono pubblicare autori stranieri, già famosi nella loro patria, quindi
andare sul sicuro e poi noi siamo più portati a guardare all’estero anziché nel
nostro paese. Non faccio altro che sentire che gli italiani sono un popolo di
scrittori e non di lettori, allora, io mi chiedo: in questo popolo di
scrittori, ci sarà pure più di quel numero esiguo di autori italiani che
vengono pubblicati annualmente?
Passiamo al romanzo. Jean de la Vallette è un personaggio storicamente
esistito, gran maestro dell’ordine dei Cavalieri di Malta. Quanto conta per te
la veridicità di un romanzo storico? È necessario fare studi approfonditi
oppure basta un pizzico di fantasia?
Per me la veridicità di un romanzo storico conta molto,
anche se io nel mio, ho usato molta fantasia e ho cambiato i fatti a mio
piacimento adattandoli alla storia che avevo in testa. Penso che quando si
mette mano alla “storia” e per “storia” mi riferisco al periodo storico,
bisogna sempre documentarsi bene, soprattutto perché i lettori sono degli
esseri che non te ne fanno passare una.
Ricollegandomi alla domanda precedente: quanto sono importanti, per te,
la fantasia e la creatività?
Sono importantissime. Io sono cresciuta in
una famiglia dove non c’era spazio per la fantasia e la creatività, non sono
mai stata spronata e sostenuta e ne ho sofferto tantissimo... penso sia per
questo che ci ho messo così tanto tempo a capire cosa volevo fare nella vita.
Ricordo che dopo la laurea mi iscrissi a un corso del Fondo Sociale Europeo per
“Operatore turistico nel settore alberghiero” e durante una lezione, il
professore ci diede da compilare un test attitudinale. Beh, il giorno dopo,
venne in classe, si sedette e si mise a fissarmi in silenzio. “Oddio”, pensavo,
“le mie risposte gli hanno fatto venire i brividi!”. Poco dopo mi disse: “Che
cavolo ci fai tu qui? Tu trasudi creatività, fai dell’altro nella tua vita”.
Quelle parole mi spiazzarono ma allo stesso tempo mi aprirono le porte di
un’altra strada.
Quanto di Barbara c’è in Melita e quanto di Melita c’è in Barbara? (Sì,
lo so, sembra una domanda alla Marzullo). Avresti agito sempre come lei?
C’è molto, è passionale come me, è testarda, lo sono anch’io
e quando si innamora dà tutta se stessa, lo faccio anch’io. Io però non sono
così coraggiosa e penso che alla fine avrei agito diversamente.
In quale personaggio ti identifichi di più? Con chi trovi più feeling?
A essere sincera non c’è un personaggio con cui mi
identifico di più. Penso ci sia un po’ di me in tutti i miei personaggi,
soprattutto con quelli femminili: sono un po’ Melita, un po’ Sara per quel suo
modo di volersi far accettare a tutti i costi dalla madre, un po’ Velata per la
sua solitudine e sofferenza, un po’ Eliza per quel suo sentirsi sempre
rifiutata.
Per restare in tema con la storia, se avessi avuto la possibilità di
viaggiare nel tempo, che epoca avresti scelto? Perché?
Non sceglierei mai il passato, io guardo sempre avanti,
anzi, come dice mio marito: “Tu non ti godi mai il presente, stai sempre a guardare
cosa verrà dopo”. Penso dunque che la mia scelta ricadrebbe sul futuro, mi
piacerebbe vedere cosa sono diventata, sapere cos’hanno fatto i miei figli e
soprattutto cosa è accaduto al nostro mondo.
Nel libro si parla di valori: purezza, responsabilità, umiltà,
sopportazione, verità, originalità, fede e lealtà. Quanto contano per te questi
ideali? In una scala immaginaria, quali metteresti sul podio?
I valori sono importantissimi nella mia vita e trovo che le
persone di oggi li abbiano persi di vista. Il mio primo valore è sicuramente il
“rispetto”, ce n’è così poco ora che mi arrabbio in continuazione per i
comportamenti degli altri... Poi metterei la “responsabilità” o meglio “il
senso di responsabilità” che cerco di trasmettere ai miei figli, l’“umiltà” è
il terzo in ordine di importanza e infine la “lealtà”.
Com’è stata l’accoglienza del tuo libro?
Oddio, è un po’ presto per dirlo. Ho avuto molti post e di
questo ringrazio voi blogger, ho trovato tantissime ragazze gentili e
disponibili, quattro recensioni positive più quelle di amici e parenti (ma
queste di solito non si contano) e un buon numero di interviste. Nel mese di
marzo a quindici giorni dalla pubblicazione ho vendute 7 copie, non sono molto
soddisfatta, ma poi mi sono detta che ci vuole tempo, dopotutto non mi conosce
nessuno e sto facendo tutto da sola. Speriamo bene...
La tua famiglia cosa pensa della tua passione per la scrittura e di
“Nella tela del tempo”? Ti hanno supportato o sono stati dei severi censori?
Mia mamma mi ha sostenuto moltissimo, è stata fantastica e
anche quando avevo perso le speranze di riuscire a fare qualcosa,
(l’auto-pubblicazione fino a un anno fa non era nei miei piani), mi diceva che
ci sarei riuscita. Mio padre è un’altra cosa, per lui la scrittura è solo una
sciocchezza, secondo lui dovrei leggere solo “Il sole 24 ore” e scrivere di
economia. Mio marito, al contrario, mi è sempre stato vicino, anche se non ha
mai letto il romanzo, all’infuori di qualche passaggio che gli leggevo io. Però
mi è stato di grande aiuto, primo perché è lui che ha realizzato la copertina,
secondo per gli enigmi presenti nel libro e terzo perché mi ha aiutato a
districare l’angusto tema del “paradosso temporale”. Se non fosse stato per
lui, penso che non ne sarei uscita.
Senza fare alcuna anticipazione o spoiler, dicci: hai sempre avuto
chiara l’idea della conclusione?
Sì, ho sempre saputo come sarebbe andata a finire. Sapevo
cosa volevo per Melita e Simon e per la loro storia d’amore. Anche se ora,
ripensandoci, chi dice che quello che è capitato a Melita nel finale, sia poi
vero? E se Melita...
Immagino che ti piaccia leggere. Quali sono i tuoi libri e generi
preferiti?
Ebbene, sì, amo leggere. Mi piacciono soprattutto i libri
romantici anche quelli per adolescenti, il fantasy, ma non quello dove ci sono
draghi e mondi fantastici, no, preferisco quelli attinenti alla realtà come
Divergent. Apprezzo molto anche Agatha Christie, mi ci sono avvicinata negli
ultimi anni dopo che una mia conoscenza mi disse che se volevo imparare a
scrivere per davvero dovevo leggere i libri della “regina del giallo”.
Ora che sei passata dall’altra parte, come è cambiato il tuo rapporto
con le librerie (siano pure esse online) e la lettura?
Sostanzialmente è rimasto immutato. Leggo sempre tanto e mi
piace andare per librerie, se quando esco non faccio una capatina in una
libreria, torno a casa insoddisfatta. Per quanto riguarda le librerie,
preferisco quelle online, con le librerie tradizionali, il rapporto, e penso di
poterlo dire visto che il mio secondo libro era cartaceo e mi sono fatta il
giro di tutte le librerie della mia città, è sempre un po’ difficile. Mi spiego
meglio: quando un autore porta il proprio libro in una libreria, vorrebbe che
il libraio si impegnasse nel promuovere il suo libro, ma accade poche volte, il
più delle volte il libro rimane in un angolino e viene dimenticato. Con questo
non voglio dare la colpa a nessuno, ci sono troppi libri e non sempre è facile
fare le cose nel migliore dei modi, ma io sono contenta di non dover andare per
così dire “porta a porta”.
Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe diventare scrittore e
pubblicare il proprio libro?
Dico semplicemente di provarci perché online si trovano
molte persone disposte ad aiutarti e puoi fare tanto, sempre se uno ne ha
voglia e anche i mezzi, mi viene da dire.
Ringrazio tantissimo Barbara per essersi concessa così
gentilmente al blog e per aver sopportato le mie domande; spero che parlare del suo
romanzo possa aiutarla a uscire dalla condizione in cui sono rilegati
(purtroppo) i bravi autori emergenti.
E se siete arrivati fino a qui, vi segnalo infine che nel
blog di Michela, Libri e Cupcakes, è in corso un giveaway relativo proprio a
questo romanzo.
Il libro parla della possibilità di modificare il tempo, un
argomento che mi ha sempre affascinato. Che ne pensate voi dei viaggi nel tempo
e delle possibili conseguenze?
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