Sono sicura che ognuno di noi,
leggendo, si faccia una certa opinione rispetto allo scrittore.
Di solito per
me funziona così: mi frulla in testa un’idea incondizionatamente positiva
quando rimango con il naso incollato alle pagine fino alla parola “Fine”; posso
lasciare il giudizio in sospeso fino al prossimo romanzo, concedendo così una
seconda chance; oppure, quando proprio non riesco ad andare avanti, ne dico di
cotte e di crude al malcapitato autore di turno. Epiteti poco carini, che
eviterei di ripetere in pubblico, ma che sorgono spontanei ogni volta che,
pazientemente, tento di portare a conclusione la mia lettura (oppure decido di
abbandonarla definitivamente).
Ma ora vi chiedo: vi è mai
capitato il contrario? Mi spiego meglio.
Ho avuto la possibilità di
assistere ad un incontro importante con Silvia Avallone, autrice di successo del
panorama letterario italiano.
Di lei mi ero fatta un’idea
straordinariamente positiva: è bello che una ragazza giovane e piena di
passione sia in grado di raggiungere il suo sogno.
L’incontro non ha fatto che
aumentare la mia stima nei suoi confronti. Forse non ha detto nulla di
originale, ma ha parlato in maniera chiara e coerente del suo lavoro; ha dato
incoraggiamenti a noi, giovani come lei, che lottiamo per il nostro futuro. Si
è concessa, sempre con un gran sorriso, a tutti coloro i quali volevano
l’autografo, nonostante la presenza pressante dei suoi manager e/o amici.
Ho avuto io stessa modo di
ricevere il suo autografo e la dedica che mi ha scritto è stata quanto di più
carino mi potessi aspettare.
Insomma, l’immagine che mi sono
costruita di lei è decisamente un’immagine felice.
Poi però ho letto i suoi libri. Fortuna
che Marina Bellezza mi è stato regalato.
Non sono nessuno per sputare
cattive sentenze, posso semplicemente dire che la mia idea sulla persona non
coincideva con l’apprezzamento dei suoi romanzi.
So perfettamente che capacità di
scrivere e simpatia non vanno a braccetto insieme, ma ancora non riesco a
capire come il mio cervello abbia messo insieme un’associazione così sbagliata.
Se è vero che in un romanzo c’è una parte dell’anima di chi lo ha scritto,
allora ho preso un grandissimo abbaglio.
Per quanto riguarda la scrittura,
devo ammettere che è abbastanza scorrevole e ho finito entrambi i romanzi in
pochissimi giorni, sintomo che in realtà qualcosa di positivo l’ho trovato. Ma le
storie e i personaggi non mi sono piaciuti affatto.
Nella lettura, ho rispettato l’ordine
cronologico, quindi ho iniziato con Acciaio. La storia racconta l’adolescenza
di Anna e Francesca, due quattordicenni, amiche per la pelle, che vivono a
Piombino, città dell’acciaio appunto.
Le due ragazze hanno delle situazioni
familiari che per molti versi sono differenti, a partire dalle madri: una
succube del marito violento, l’altra combattiva e fragile allo stesso tempo.
Poi ci sono gli amici, ma
soprattutto i primi amori. Ed è proprio l’amore, che porterà le due ragazze a
vivere diversamente le loro vite, a tenerle unite e a separarle.
La storia è molto semplice e per
questo potenzialmente vincente. Un plauso va fatto per la capacità di
descrivere una realtà importante, quella della classe operaia che, come tutti
noi del resto, fatica a tirare avanti. Però non ho apprezzato molto la descrizione
delle due protagoniste. Certo, non tutti gli adolescenti sono uguali, ma ho
avuto la sgradevole sensazione che l’atteggiamento di Anna e Francesca fosse il
non plus ultra dell’esagerazione. Essendo una persona molto timida, rifuggo
tutto ciò che è l’esasperazione.
L’acclamato successo, il caso
letterario dell’anno, la giovane scrittrice più promettente degli ultimi tempi
alla fine non mi aveva convinto.
In questo caso, pensando che
forse non era il momento giusto per leggere Acciaio, ho lasciato il mio giudizio
in sospeso, concedendo alla Avallone una seconda possibilità che mi si è
presentata quando mi è stato regalato Marina Bellezza.
Anche in questo caso la storia è
semplice. Marina Bellezza, dai “bassifondi” della sua origine, vuole raggiungere il successo diventando
una cantante famosa. Andrea, il figlio del sindaco, ma pecora nera della
famiglia, è follemente innamorato di lei. I due si inseguono, si trovano, si
lasciano, si prendono, si mollano e così per tutto il romanzo.
In mezzo, abbiamo altri
personaggi: gli amici e la famiglia di lui, i genitori di lei e poi c’è Elsa (coinquilina
di Marina ed ex compagna di scuola di Andrea) personaggio a mio avviso
fondamentale che, alla fine, purtroppo, cade nel dimenticatoio.
Con assoluta sincerità: ho odiato
Marina Bellezza dall’inizio alla fine e non la giustifico nemmeno alla luce
delle rivelazioni sulla sua famiglia. È difficile dare un giudizio positivo su
un romanzo, quando il protagonista non ci sta simpatico, no?
A questo punto l’ago della
bilancia pende inesorabilmente verso un giudizio negativo e lo dico a
malincuore.
Silvia se mai ti dovesse capitare
di leggere queste parole, ti prego solo di una cosa: la prossima volta, crea
dei protagonisti più simpatici, per favore!
Ora mi rivolgo a voi. Vi è mai
capitato, in campo letterario, di avere un’idea che poi si è completamente
ribaltata? Avete letto Acciaio o Marina Bellezza?
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